giugno 21, 2014

REVIEW - NEBRASKA

Nebraska agli Oscar non se l'è cagato nessuno e invece a me è piaciuto. 
Questo film parla di Woody, un anziano interpretato da Bruce Dern (un'interpretazione meravigliosa), lui è un alcolista e ha un figlio che si chiama David. Woody ha ricevuto una pubblicità (avete presente tipo gli spam: hai vinto un milione di dollari!) alla quale crede e nonostante tutti gli suggeriscano che sia una finzione, lui vuole incamminarsi per andare in Nebraska per tentare di ritirare questa vittoria. Suo figlio David sta vivendo un momento molto brutto della sua vita, è insoddisfatto sia a livello personale che lavorativo e insomma, ha una vita veramente vuota. Non avendo nulla di meglio da fare decide di fare una cosa buona per suo padre, accompagnarlo in Nebraska per realizzare un sogno. Questo regista si cimenta per la prima volta in un film in bianco e nero, per di più in digitale, usando delle lenti anamorfiche (che distorcono leggermente l'immagine). Essendoci tutti questi elementi nuovi, il regista Alexander Payne, ha scelto una via che gli è congeniale, ossia quella del road movie, che ha largamente sperimentato. E anche la sceneggiatura di Bob Nelson segue quella simbologia del viaggio: sicuramente lo saprete, il viaggio ha una simbologia della conoscenza e la destinazione coincide quasi sempre con una nuova scoperta/consapevolezza, e questo film non fa eccezione.


La Paramount ha prodotto il film e inizialmente era molto scettica riguardo alla scelta del bianco e nero. Dopo aver visto questo film ero molto dubbioso sul perché del b/w e soprattutto sull'inizio, con il logo della Paramount degli anni '50-'60. Sono arrivato alla conclusione che hanno scelto il logo degli '50-'60 perché in quella fascia di anni è immersa, ancora, la cittadina di origine del padre, sono rimasti indietro insomma. Ovviamente in questo film è importantissimo il rapporto padre-figlio e il padre è per loro un estraneo, perché i suoi figli non ne sanno nulla di lui e della sua vita passata e non hanno instaurato un legame e David grazie a questo viaggio riuscirà a scoprire degli eventi salienti della sua vita. Per il film, l'empatia e l'accettazione sono la strada per trovare la felicità, e la felicità corrisponde all'arrivare ad uno scopo, ad una destinazione. La prima parte del film sembra ambientato ai giorni nostri, ma risente tantissimo del cambiamento di quando si arriva alla città natale del padre e lì sembra veramente un tuffo nel passato, si ritorna alla vecchia America, con diner, motel e sembriamo immersi nei vecchi film hollywoodiani. 


Il regista è risuscito a fare un ottimo lavoro coniugando due cose molto diverse: il vecchio e il nuovo, momenti di forte trauma esistenziale con la commedia più pura, oppure la madre di David che è interpretata da un'attrice fantastica che ruba la scena praticamente a tutti. Il regista, secondo me, è riuscito a fare un lavoro molto interessante perché riesce a indagare l'intimità dei personaggi senza ricorrere a primi piani e dettagli, ma punta proprio sul contrario, inquadra questi larghissimi campi, questo paesaggio tipicamente americano, privo di urbanizzazione, solo campi rurali, solo ambiente, solo natura. Riesce ad unire degli opposti anche a livello tecnico, ovvero, usa il b/w e una tecnologia digitale. Payne è riuscito veramente a unire delle cose che sulla carta non avrebbero mai funzionato e riesce a dare un equilibrio al film molto forte, momenti di dramma, momenti di estrema commedia, nulla diventa troppo eccessivo, un lavoro veramente fantastico. L'unica cosa che non mi ha proprio convinto è stata la messa a fuoco, e capisco che sia dovuta alle lenti anamorfiche che danno innumerevoli problemi con la messa a fuoco, e quindi, ogni volta che cambia il piano di messa a fuoco c'è una piccola distorsione dell'immagine e si vede, eppur vero che non può far miracoli. Per tutto il film Woody è dipinto per una certa maniera e quando si arriverà nella città ci sarà un'altra maniera per descriverlo, e secondo me la scena più importante di tutto il film è quella in cui lui passa per la città, fondamentale a livello simbolico ed è importantissimo per comprendere l'intero film. Nelson e Payne hanno fatto un lavoro fantastico con questo film, sia per la regia, sia per la sceneggiatura, e riescono a dare un film con dei sentimenti e lasciano il segno, è uno di quei film che scavano più l'animo umano che raccontano la vita e l'esperienza di una persona in particolare. Vedere questo film non è noioso,riesce a dare una delicatezza ai sentimenti che i film di largo pubblico non hanno e sarete molto contrastati, forse per il fatto che commedia e dramma si trovano sullo stesso piano.